Consulcesi, ‘per Tribunale diritto mare spettano a Stati azioni di contrasto’
‘Sentenza storica riconosce inquinamento aria e cambiamento climatico
reali minacce per i diritti umani’
“Il Tribunale per il diritto del mare riconosce, come già fatto da altri organi internazionali, che il
cambiamento climatico e le sue cause rappresentano una minaccia per i diritti umani, in quanto
compromettono la salubrità dell’ambiente in cui viviamo e il nostro diritto alla salute”. E con una
“pronuncia storica” dà “una ulteriore conferma al corpus di evidenze giuridiche e scientifiche che mette al
centro la responsabilità degli Stati di contrastare l’inquinamento”. Così i legali di Consulcesi, network
impegnato nella difesa del diritto alla salute e ad un ambiente salubre attraverso l’azione collettiva Aria
Pulita, commentano il primo parere consultivo (advisory opinion) arrivato dall’organo indipendente
dell’Onu in materia di clima, che “costituisce un precedente legale importante”, spiega Bruno Borin, a capo
del team legale Consulcesi.
Il parere consultivo dell’Itlos (International Tribunal for the Law of the Sea) – riporta una nota – arriva in
risposta alle domande avanzate da un gruppo di piccoli Stati insulari sugli obblighi dei governi di proteggere
l’ambiente marino dal cambiamento climatico, a partire dall’inquinamento causato dai gas serra. Secondo
quanto denuncia la Commissione degli Stati insulari minori sul cambiamento climatico (Cosis), che era stata
incaricata di effettuare le verifiche tecnico-scientifiche nelle località oggetto del parere, i Paesi insulari sono
minacciati dall’innalzamento del livello del mare e dagli altri effetti del cambiamento climatico, di cui
l’inquinamento atmosferico da gas serra è una delle cause. Questi Stati più piccoli – si legge – contribuiscono
solo per circa l’1% alla crisi climatica, ma ne subiscono gli effetti più gravi. Pertanto, conclude il Cosis in
rappresentanza di questi, è necessario che i Paesi più ricchi e quelli con alti livelli di inquinamento si
assumano la responsabilità per il loro contributo storico e continuativo al cambiamento climatico.
Al tribunale è stato chiesto di esprimere il proprio parere considerando in particolare tre quesiti: le
emissioni di gas serra si qualificano come inquinamento marino? Quali sono gli obblighi degli Stati al fine di prevenire e ridurre tale inquinamento? Quali sono invece gli obblighi per proteggere e preservare gli oceani
dagli impatti del cambiamento climatico? Nella sua pronuncia – riferisce la nota – il tribunale internazionale
ha concluso che le emissioni di gas serra costituiscono una forma di inquinamento marino, e che quindi gli
Stati firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), hanno “l’obbligo
specifico” di adottare “tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare l’inquinamento
marino derivante dalle emissioni di gas serra di origine antropica”. Per raggiungere questi obiettivi, “i Paesi
devono quindi allineare le loro politiche climatiche e basarsi sulle conoscenze scientifiche più recenti. Non
solo”, sottolinea Borin: “Il tribunale ribadisce che, in mancanza di dati certi, gli Stati devono applicare il
principio di precauzione previsto dal diritto internazionale”.
Nella sua pronuncia – evidenzia ancora Consulcesi – il tribunale sottolinea la necessità di perseguire gli
obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi, in particolare l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura
globale entro +1,5°C nelle tempistiche definite. Aggiungendo tuttavia che, “anche se uno Stato rispetta gli
impegni dell’accordo – rimarca Borin – non significa automaticamente che abbia soddisfatto i suoi obblighi
giuridici ai sensi della Unclos. Questi ultimi sono infatti requisiti legali distinti, sebbene correlati, relativi alla
crisi climatica”.
“Sebbene il parere consultivo non sia legalmente vincolante – conclude Borin – come ipotizzano anche altri
esperti, potrebbe e anzi dovrebbe, influenzare significativamente le future decisioni su questioni
climatiche”. La pronuncia, conclude il legale di Consulcesi, “conferma che la questione dell’inquinamento
atmosferico non può essere più relegata al concetto di danno concreto al singolo, ma come sempre più
analisi mostrano ci sono una serie di conseguenze indirette, nel breve e nel lungo termine, che occorre
considerare e prevenire”.